In ricordo del 23/05/92: strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone


Video Intervista integrale a Paolo Borsellino nel giugno
1992 dopo la morte di Giovanni Falcone.


Dopo la morte di Falcone come è cambiata la vita di Borsellino?

“La mia vita è cambiata innanzitutto perché, dalla morte di questo mio vecchio amico e compagno di lavoro. È chiaro che io sono rimasto particolarmente scosso e sono ancora impegnato, a un mese di distanza, a recuperare tutte le mie possibilità operative sulle quali il dolore ha inciso in modo enorme (…).”

Posso chiederle se lei si sente un sopravvissuto?

“Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.
Mi disse:”Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano.”

“L’espressione di Ninnì Cassarà io potrei anche ripeterla ora, ma vorrei poterla ripetere in un modo più ottimistico. Io ho sempre accettato il rischio del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli.”

“La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla certezza che tutto questo può costarci caro.”

 

23/05/2020 - Fonte: Lotta alle mafie. 
Osservatorio su criminalità e malapolitica